di Giorgio Morale
La narrazione de Il finimento del paese di Ermes Dorigo si apre come una carnica Conversazione in Sicilia. Il protagonista, Italico Deodati, nelle cui sembianze si è tentati di vedere un alter ego dell’autore, torna al paese natale, dove gira per le strade e fa incontri e intavola discussioni. Senonché ben presto la conversazione si sposta in interiore hominis, secondo una tipologia del romanzo contemporaneo che parte dal dostojesvkiano Romanzo del sottosuolo e, in Italia, da Uno, nessuno e centomila di Pirandello.
Pirandellianamente poi – e anche freudianamente – la complessità dell’individuo diventa teatro e viene rappresentata nella scena della mente. L’io di Italico si scinde e s’incarna in tre diversi personaggi. Memo è il depositario della memoria; Camunio rappresenta l’istinto e le ragioni del corpo; Mindonio (da Mind, mente) costituisce la parte razionale del soggetto. Assistito da tali scudieri in modo di volta in volta più o meno armonico, Italico fa un bilancio della sua esistenza e dello stato del Paese in cui vive. “Per questo era tornato, per ripercorrere i tetri meandri della propria interiorità e affrontare il Minotauro nel labirinto della psiche”. (more…)